La modalità più precisa di contatto con una sostanza alimentare è sicuramente quella di tenerla in bocca per qualche istante, ma dovendo testare numerosi alimenti tale modalità si presenta eccessivamente impegnativa e non priva di qualche rischio. L’esperienza ha dimostrato che anche il semplice contatto della sostanza con la cute è in grado di fornire una risposta muscolare attendibile e registrabile.
Naturalmente sarà da preferire una zona cutanea sensibile e delicata come per esempio quella della parete addominale, in particolare intorno all’ombelico.
L’approccio kinesiologico alle intolleranze alimentari (ma non unicamente a quelle) risulta interessante non solo perché è semplice e di facile apprendimento, ma anche perché ci permette di individuare quegli alimenti nocivi che altre indagini non rileverebbero. Sappiamo infatti che le normali indagini di laboratorio permettono di rilevare essenzialmente le reazioni allergiche agli alimenti, cioè quelle situazioni in cui l’organismo ha sviluppato degli anticorpi specifici verso determinate sostanze; mentre anche tanti altri alimenti verso cui non si è attivata ancora parentesi e forse non si attiverà mai una vera e propria reazione di allergia possono ugualmente risultare nocivi, cioè non tollerati, provocando nel tempo i disturbi più disparati.
Sia in caso di vera e propria allergia, sia di semplice intolleranza, il test kinesiologico ci fornisce sempre una risposta perché si basa essenzialmente sulla reazione energetica avversa che l’organismo ha sviluppato nei confronti di una data sostanza.
Tecniche di desensibilizzazione
Di estremo interesse sono pure le tecniche di desensibilizzazione attraverso le quali si cerca di superare o almeno di limitare le situazioni di intolleranza. Infatti una volta individuato l’alimento nocivo, invece di limitarsi a ridurne il consumo o ad eliminarlo del tutto dalla dieta, si può anche, se ci sono delle ragioni valide per farlo, tentare di annullare o ridurre tale reazione negativa attraverso alcune sedute di trattamento.
Per raggiungere tale obiettivo occorre innanzitutto individuare, sempre attraverso il test, il livello sul quale intervenire.
I livelli fanno parte del cosiddetto triangolo integrato e prendono i nomi di: strutturale, organico o nutrizionale, psichico od emozionale, energetico.
Ad ognuno di tali piani o livelli di trattamento corrispondono poi numerose tecniche che andranno impiegate di volta in volta seguendo sempre le indicazioni del test kinesiologico.
A livello strutturale, per esempio, che a prima vista ha ben poco da spartire con le intolleranze alimentari, appartengono alcune interessanti manovre manipolative, in particolare sul distretto cranico che forniscono risultati eccellenti nel superamento di certi tipi di intolleranza.
A livello energetico il primo contesto sul quale è possibile agire è rappresentato sicuramente dal complesso dei meridiani e dei punti dell’agopunturacinese.
A livello emozionale poi possono essere utilizzati alcuni rimedi quali i fiori di Bach, oppure si può lavorare sulla specifica emozione che sta all’origine dell’intolleranza stessa o che comunque la condiziona.
Infine a livello organico si può agire principalmente riequilibrando la flora batterica intestinale o stimolando i punti riflessi degli organi interessati.
Questi naturalmente costituiscono soltanto alcuni esempi delle numerose tecniche che è possibile utilizzare allo scopo di desensibilizzare una data persona nei confronti di una o più sostanze alimentari, ma la questione che mi pare vada puntualizzata maggiormente è che attraverso tale procedura siamo in grado di individuare il problema che sta alla radice dell’intolleranza e pertanto la tecnica più adeguata da applicare al soggetto specifico in quel dato momento della sua vita.
Tale precisa individuazione non solo personalizza la procedura terapeutica, ma ci permette anche di comprendere se una data intolleranza costituisce un importante meccanismo di difesa che in quel momento sarebbe inopportuno o forse pericoloso smantellare.